Il Whisky (o Whiskey)

La parola Whisky (o Whiskey) altro non è che la trasposizione moderna del gaelico uisge beatha, che a sua volta è la traduzione in lingua gaelica della parola latina aqua vitae. Aqua Vitae (acqua di vita) è il termine con cui in epoca medievale venivano genericamente chiamate le bevande alcoliche ottenute tramite distillazione.

Whisky e Whiskey sono esattamente la stessa cosa: un distillato di cereali maltati (principalmente orzo) che subisce successivamente un periodo di invecchiamento. La differenza è puramente lessicale: gli irlandesi a partire dalla seconda metà del 1800 hanno deciso di aggiungere una E nella parola per distinguere il loro prodotto da quello scozzese.

Le tipologie di whiskey (come per il whisky) sono le seguenti:

  • Single Malt: distillato prodotto da solo orzo maltato
  • Single Grain: distillato prodotto da una miscela di cereali contenente anche orzo maltato
  • Blended: distillato prodotto da una miscela di single malt e single grain

Cenni storici

Un’antica leggenda Irlandese narra che fu San Patrizio a portare il Whiskey sull’isola nel V secolo dopo Cristo. In realtà questo è un falso storico: dopo gli studi sulla distillazione condotti dall’arabo Geber, vissuto nel VIII secolo dopo Cristo, le innovazioni da lui introdotte si diffondono progressivamente tra il IX e il X secolo prima nei territori del bacino Mediterraneo sotto l’influenza del califfato islamico (principalmente sud della Spagna e Sicilia) per poi viaggiare progressivamente verso nord fino ad arrivare in Irlanda agli albori dell’XI secolo.

C’è però una differenza sostanziale tra la materia prima distillata nel Mediterraneo e quella distillata in nord Europa: mentre al sud si distilla mosto d’uva o addirittura vino, al nord, non essendoci coltivazioni di viti, si distilla un mosto di cereali maltati, la base alcolica utilizzata per la produzione della birra.

Successivamente, con l’invasione dell’Irlanda da parte di re Enrico II del 1172, il whisky arriva pure in Inghilterra e Scozia.

La prima fonte storica irlandese a citare il whisky è del 1405 (gli Annali di Clonmacnoise); la prima fonte storica scozzese è invece del 1494 (viene citato l’acquisto di 500 kg di malto da parte del frate John Corr da destinare alla produzione di whisky per re Giacomo IV di Scozia).

Nel 1608 re Giacomo I d’Inghilterra concede la licenza per distillare a Sir Thomas Phillips della contea di Bushmills e oggi la Old Bushmills Distillery vanta di essere la più antica distilleria di whiskey irlandese ancora attiva

Nel 1661 la Corona Inglese introduce una tassa sulla produzione di whiskey ma solo poche distillerie si registrano per ottenere la licenza di distillazione, e quindi pagare le tasse, in quanto la registrazione è su base volontaria. Proliferano invece le attività di distillazione “clandestina”: si crea quindi una netta separazione tra il whiskey prodotto dalle distillerie con regolare licenza, definito “parliament whiskey”, e quello prodotto illegalmente, chiamato Poitin, parola gaelica che significa piccolo alambicco (small pot), in quanto la distillazione clandestina veniva spesso effettuata in alambicchi casalinghi di piccole dimensioni.

La produzione di whiskey irlandese cresce notevolmente nel corso del 1700, tanto che nel 1779 risultano 1228 distillerie registrate su tutta l’isola. La bolla del whiskey irlandese però scoppia presto e già nel 1790 le distillerie attive si riducono a 246; nel 1821 invece si contano solamente 32 distillerie attive, per lo più concentrate attorno alle grandi città (Cork e Dublino tra tutte); nelle aree più rurali invece si continua a distillare illegalmente: nel nord-ovest dell’isola, in cui l’economia era prettamente agricola, è stato stimato che venivano pagate le imposte solo sul 2% del whiskey consumato mentre Aeneas Coffey aveva stimato la presenza di 800 distillerie clandestine nel nord dell’isola.

Il mercato del whiskey irlandese ricomincia a crescere fortemente nel corso del 1800, salvo poi attraversare un altro periodo di profonda crisi a partire dalla fine del 1800 che si accentua notevolmente nel 1900 per via della prima guerra mondiale e della successiva guerra di indipendenza irlandese, mentre il proibizionismo negli Stati Uniti fa crollare le esportazioni.

In una pubblicazione dello storico Alfred Barnard, nel 1887 vengono menzionate solo 28 distillerie attive nell’isola; nel 1960 le distillerie attive si contano sulle dita di una mano. Tre di queste distillerie (Jameson, Power e Cork Distillery Company) nel 1966 decidono di unirsi sotto il nome di Irish distillers. A metà degli anni 70 di distillerie attive ne rimangono solamente 2.

A partire dagli anni ‘80 l’industria del whiskey irlandese inizia la sua ennesima ripresa tanto che adesso si contano 25 distillerie attive in tutta l’isola (alcune di queste però stanno ancora invecchiando il loro distillato e non hanno iniziato a vendere) e altre 24 distillerie sono in costruzione.

Irish Whiskey

Secondo il regolamento numero 110/2008 del Parlamento Europeo relativo alla definizione, alla designazione, alla presentazione, all’etichettatura e alla protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose, l’indicazione geografica Irish Whiskey si può applicare ai whiskey prodotti e invecchiati su tutta l’isola d’Irlanda (quindi Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord).

Per poter essere commercializzato come Irish Whiskey inoltre deve avere le seguenti caratteristiche:

  • essere ottenuto esclusivamente mediante distillazione di un mosto di cereali maltati che subisce un processo di fermentazione grazie all’azione di lieviti;
  • essere distillato una o più volte a meno di 94,8% vol., cosicché il prodotto della distillazione abbia un aroma e un gusto provenienti dalle materie prime utilizzate;
  • essere invecchiato per almeno 3 anni in territorio Irlandese all’interno di barili di legno (prevalentemente quercia bianca – detta anche rovere americano) dalla capacità massima di 700 litri;
  • sono consentite esclusivamente le aggiunte di acqua e caramello;
  • il tenore alcolico minimo all’imbottigliamento deve essere di 40% vol.

Il whiskey irlandese si differenzia dal suo cugino più vicino, il whisky scozzese, per il suo sapore più morbido e meno affumicato: questo è dovuto ad un minore uso di torba a favore dell’antracite; inoltre nel processo di maltazione non avviene il contatto diretto tra il cereale e il fumo generato dalla combustione della torba.

All’interno della Bottega potete trovare una piccola selezione di Irish whiskey selezionata da noi con cura: scoprila qui.

Articolo scritto da Luca Garofalo, autore di “Roba da alcolisti“, che ringraziamo per il ricco contributo.

Roba da Alcolisti

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Non ci può essere una bella vita dove non c’è buon bere.

(Benjamin Franklin)